La parte in corsivo è tratta da “Il Dizionario di Politica” in
“Rimedi alla partitocrazia” di Gianfranco Pasquino.
Per modificare l’attuale
situazione di dominio dei partiti, per altro in forte decadenza sarebbe
auspicabile il mutamento delle regole del gioco politico, attraverso …….riforme istituzionali che introducano situazioni
di incertezza e di competitività rinnovata fra i partiti (quanto De Gaulle
volle e riuscì a fare contro i partiti francesi e il loro gioco nel 1958, alle
origini della V Repubblica; quanto, in una situazione di partenza molto
favorevole, le riforme di democratizzazione dei processi di selezione dei
candidati e di finanziamento delle campagne hanno fatto nel contesto
statunitense approdando all’estremo opposto della decomposizione dei partiti). Anche
questa è una strada sulla quale è possibile incamminarsi o con il consenso di
tutti i partiti, divenuti consapevoli della gravità e dei guasti della
situazione (ma il fenomeno è sicuramente raro), oppure contro tutti i partiti,
ma, nel caso italiano, non è affatto chiaro da chi possa scaturire
democraticamente l’autorevole iniziativa necessaria. Quanto è richiesto può in
parte essere ottenuto attraverso una rigida normativa concernente l’incompatibilità
fra cariche e il rinnovo e la rotazione delle cariche. La circolazione del
personale politico, rompendo schemi ossificati e creando situazioni in cui sia
impossibile avere una carriera senza limiti temporali nella sfera politica, può
disincentivare potenziali membri della partitocrazia e rendere quindi meno
ampio il circolo dei dipendenti della politica. Dì per sé questo può non
bastare. Solo se collegato ad una rinnovata e reale competitività fra i partiti
politici che riproduca nella sfera politica quelle condizioni che si
attribuiscono (anche se erroneamente) alla sfera economica alla competizione
fra impresi e prodotti e al mercato del lavoro, cioè concorrenza e mobilità, il
turnover del personale politico può costituire uno dei meccanismi che
contribuiscono a spezzare o comunque a ridurre le caratteristiche più odiose
della moderna partitocrazia.
Altrimenti, la
partitocrazia, anche nella crisi dei partiti, è destinata a permanere quale
fenomeno caratterizzante alcuni sistemi politici contemporanei e soprattutto
quelli senza alternanza al potere e privi di ricambio delle personale politico.
I suoi aspetti più visibili e le sue degenerazioni più gravi si faranno strada
laddove la società civile sia più debole e le istituzioni meno autonome.
Purtroppo questo è il caso italiano.
Senza una forte presa di coscienza della società civile,
continuerà questo degrado, che oggi, secondo me, è rappresentato dai “capi
popolo” o “pifferai magici”, che sono l’unico sistema a cui i partiti ricorrono
per tenere insieme “associazioni” allo sbando e con conflittualità
dirompenti. Oppure, caso ancor più grave, nuovi e instabili contenitori di manie di protagonismo di un unico individuo
(caso che tende a ripetersi nel nostro Paese da più di venti anni).
Ecco che in questa drammatica situazione, solo una presa di
coscienza e una mobilitazione generale dei Cittadini può spingere il Paese
verso un vero rinnovamento e alla Democrazia.
N.Bbbio, N.Matteucci, G.Pasquino, Il Dizionario di Politica, UTET Libreria, Trino, 2005, p. 693.
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